ANNO 14 n° 88
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Fatture falsificate, in arrivo la conclusione indagini

VITERBO – Ha un nome e un cognome, secondo la procura della Repubblica di Viterbo, colui che avrebbe falsificato le fatture relative alle spese dall'ex consigliere regionale Francesco Battistoni e pagate con i fondi del gruppo Pdl alla Regione Lazio. E sarebbe stato individuato anche il ''mandante''. Cioè colui, o colei, che avrebbe commissionato o quantomeno suggerito le falsificazioni.

Il pubblico ministero Massimiliano Siddi, titolare dell'inchiesta, in questi giorni, starebbe dando gli ultimi ritocchi all'avviso di conclusioni delle indagini che, entro una decina di giorni, dovrebbe essere notificato agli indagati: l'ex capogruppo Pdl alla Pisana, Franco ''Er Batman'' Fiorito e il giornalista Paolo Gianlorenzo. Ma non è escluso, anzi è assai probabile, che il documento venga recapitato almeno a un'altra persona: il presunto ''mandante'', appunto.

Volge al termine, dunque, il ramo viterbese dello scandalo del saccheggio dei fondi assegnati dal consiglio regionale ai vari gruppi politici (circa 100mila euro l'anno per ciascun consigliere), che a Roma ha già portato alla condanna di Fiorito a 3 anni e 4 mesi di reclusione per peculato. ''Er Batman'', secondo i giudici di primo grado, avrebbe usato i fondi destinati a finanziare l'attività politica per acquistare autovetture, pagare soggiorni lussuosi, eseguire prelievi in contante ed effettuare bonifici sui suoi conti estero. Una vicenda sconcertante che ha travolto la stessa governatrice del Lazio Renata Polverini fino a spingerla alle dimissioni.

L'inchiesta viterbese, però, si occupa di un altro lato oscuro e inquietante della storiaccia: la falsificazione delle fatture intestate a Battistoni, inserite nel cosiddetto dossier che lo stesso Fiorito ha passato alla stampa. Fatture che, come dichiarò il procuratore capo di Viterbo Alberto Pazienti, ''sono palesemente e grossolanamente contraffatte''. Si tratta di una decina di fatture i cui importi sono stati gonfiati e circa la metà  sarebbe completamente falsa.

Le indagini coordinate dal Pm Siddi miravano a scovare chi le ha falsificate, se si sia trattato di un'iniziativa ''autonoma'' o se sia stata istigata da qualcuno. Per il momento l'accusa di aver manomesso le fatture non è stata formalmente contestata a nessuno dei personaggi i cui nomi, a vario titolo, sono finiti nel voluminoso fascicolo. Allo stato, infatti, Gianlorenzo è indagato per diffamazione a mezzo stampa a seguito della denuncia presentata dallo stesso Battistoni dopo che aveva pubblicato su un sito internet copie delle fatture taroccate. Fiorito, invece, è finito sul registro degli indagati al termine degli interrogatori cui fu sottoposto come persona informata sui fatti.

Ma quel dossier, oltre che ai giornali, finì anche in mano all'allora assessore regionale all'Agricoltura Angela Birindelli. O almeno così ha sempre sostenuto Fiorito: ''Io – dichiarò a verbale mentre era detenuto a Rebibbia - ho segnalato spese discutibili collezionando le fotocopie di alcune fatture presentatemi dai consiglieri e poi trasmesse ai quotidiani, ai coordinatori regionali e nazionali del partito e infine all'onorevole Birindelli, assessore all'Agricoltura della Regione, denunciata dall'onorevole Battistoni per corruzione. Sapevo infatti che l'onorevole Birindelli è avversaria politica di Battistoni e per questo motivo le ho inviato, su sua richiesta, copia del dossier''.

Non va dimenticato che l'indagine sulla falsificazione delle fatture è uno dei filoni della maxi inchiesta in cui i nomi della Birindelli e di Gianlorenzo compaiono più volte. L'ex assessore è infatti indagata per corruzione e tentata estorsione per aver commissionato al giornale diretto da Gianlorenzo (ora chiuso) inserzioni pubblicitarie per 18 mila euro. Secondo l'ipotesi accusatoria, quella somma sarebbe stata la contropartita per una campagna stampa orchestrata da Gianlorenzo contro Battistoni, Le indagini relative a questo ramo dell'inchiesta sono state già chiuse e sarebbero in arrivo le richieste di rinvio a giudizio.

Battistoni, invece, è indagato a Roma per peculato insieme ad altri consiglieri regionali del Pdl. Secondo la procura capitolina avrebbero fatto un uso illegale dei fondi messi a loro disposizione dalla Pisana. 



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