ANNO 14 n° 88
Birindelli&Gianlorenzo, parti offese a gogó
Tra queste la Regione Lazio, che potrebbe costituirsi parte civile
25/04/2014 - 02:01

VITERBO – Otto indagati e la bellezza di quindici parti offese. Perché ce n’era per tutti. Guai ad ostacolare i “propositi criminosi” che avevano architettato. Guai a mettergli i bastoni tra le ruote. Lei voleva ad ogni costo “accrescere e consolidare il proprio potere politico all’interno del partito denominato Pdl”. Lui, invece, ambiva “all’indebita percezione di fondi pubblici da parte dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Lazio”, di cui la lei suddetta era titolare.

Il lui e la lei altri non sono che Angela Birindelli e Paolo Gianlorenzo, ex direttore dei quotidiani Nuovo Viterbo Oggi e L’Opinione. Entrambi falliti.

A riassumere, nel dettaglio, le presunte malefatte compiute dai due personaggi, capaci di muoversi nei meandri degli ambienti politici (e non solo) con passo talmente felpato da arrivare a manovrarli per un certo lasso di tempo, è il pubblico ministero titolare dell’inchiesta Vinitaly-Macchina del fango, Massimiliano Siddi. Lo fa nella richiesta di rinvio a giudizio depositata il 19 marzo scorso.

Otto, come noto, le persone indagate a vario titolo: oltre all’ex coppia di ferro, ci sono Viviana Tartaglini, collaboratrice di Gianlorenzo, Erder Mazzocchi, ex presidente dell’Agenzia regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura; Luciano Rossini, funzionario dell’Agenzia delle Entrate; Roberto Ottaviani, ex direttore generale pro tempore dell’assessorato all’Agricoltura; Sara Giuseppina Bracoloni, dipendente della Asl; e l’imprenditore di Corchiano, ex patron della Viterbese Calcio, Giuseppe Fiaschetti.

Secondo la Procura, comunque, a pilotare i “programmi criminosi” erano la Birindelli e Gianlorenzo, uniti da un fortissimo comun denominatore: l’ostilità nei confronti dell’ex consigliere regionale Pdl Francesco Battistoni.

I due avrebbero agito “in concorso tra loro – scrive il pm Siddi – al fine di garantirsi i reciproci profitti e vantaggi, mediante reiterate minacce prospettate da Gianlorenzo in tempi, contesti e con modalità diverse, ma facenti parte di un proposito criminoso condiviso, favorito e concordato con la Birindelli”.

All’inizio, in realtà, il giornalista avrebbe tentato di farsi amico anche Battistoni, inviandogli un messaggio in cui scriveva: “Ti prego. Ti supplico. Ti imploro, chiama Genova (l’allora editore del quotidiano L’Opinione, ndr) e digli di non pubblicare le intercettazioni che riguardano te, Angelucci (gli ex editori del Nuovo Corriere Viterbese, ndr)e il tuo amico Di Mario. Sono sconvolto al solo pensiero di poterle vedere riportate su un quotidiano. Saluti cari e grazie per quanto riuscirai a fare. Paolo”. Ma Battistoni, non avendo – evidentemente – nulla da nascondere, non abbocca. Per questo diventa un nemico.

“In occasione di una riunione di redazione tenutasi il 10 agosto 2011 disse ai giornalisti: ‘Imparate a conoscere i nostri nemici. Battistoni è un nostro nemico, però bisogna essere equilibrati perché ci può far male, non possiamo prendere i soldi delle pubblicità eventualmente dalla Regione’”.

In un altro messaggio a lui indirizzato, poi, il giornalista scriveva: “Come ho già detto ad altri, a Ciarrapico (l’ex senatore Pdl ex editore di Nuovo Viterbo Oggi, ndr) e a Bonatesta (ex senatore anche lui, ndr), è meglio morire di cancro che avere un nemico come me… e, come mi capita l’occasione, se ti posso fare del male ti farò del male”. E così fu.

La campagna di stampa, “gravemente denigratoria” e pianificata con la Birindelli, ha inizio. I due “compivano atti idonei, diretti in modo non equivoco, anche facendo leva sul ruolo rivestito da Gianlorenzo di effettivo direttore del quotidiano L’Opinione, a condizionare Battistoni nello svolgimento delle sue funzioni pubbliche… con il proposito di indurlo ad astenersi dal prendere iniziative politiche ed istituzionali per contrastare l’erogazione di tali fondi, con pari danni all’amministrazione regionale”.

C’è un altro messaggio telefonico, che è agli atti, e che non è indirizzato a Battistoni, ma al giornalista Evandro Ceccarelli, ex direttore del quotidiano Nuovo Corriere Viterbese. “La riconoscenza di aver trattato con i guanti bianchi il tuo editore è stata ripagata alla grande con una sfida che porterà sangue. Ho da scrivere molto sia su Angelucci che su Battistoni. Roba della Procura ovviamente. Ti ringrazio per avermi offerto questa opportunità, non pensavo davvero che il principe di Proceno esercitasse il potere su di voi in modo così netto. Ciao”. Gianlorenzo, per gli inquirenti, puntava ad ottenere un contratto a tempo interminato presso il quotidiano Libero. E, “a seguito del diniego da parte degli Angelucci di assumerlo, effettuò una campagna di stampa nei loro confronti”.

Il giornalista, nel frattempo, “celebrava l’operato della Birindelli”, nel tentativo di screditare a tutti i livelli Battistoni, “offrì a Renata Polverini (ex governatore del Lazio, ndr), tramite il capo di gabinetto Pietro Giovanni Zoroddu, un incarto contenente trascrizioni verbali di intercettazioni telefoniche relative ad un procedimento penale in fase di indagini preliminari al quale lo stesso Battistoni era formalmente estraneo”.

Dal canto suo, la Birindelli avrebbe contraccambiato tanta presunta devozione nei suoi confronti. Come? E’ presto detto. “Facendo emettere dall’assessorato all’Agricoltura una determinazione dirigenziale per un importo di 18mila euro a vantaggio della società Alto Lazio News srl, editrice del quotidiano L’Opinione”. Ancora. “Garantendo a Gianlorenzo il proprio interessamento affinché fossero erogati i fondi da corrispondere all’Università della Tuscia, finalizzati al rinnovo di un incarico alla moglie quale direttore di un periodico edito in collaborazione tra i due Enti”.

Metodi e condotta del giornalista Gianlorenzo sono ben descritti dai suoi ex collaboratori che si rivolsero alla Procura, raccontando i contenuti della riunione del 10 agosto 2011.

“Abbiamo trovato gente – avrebbe detto il giornalista – che abbiamo aiutato e supportato e ce lo ha messo bellamente al c… come quel figlio di p……, spero che possa morire presto non di morte naturale, l’ammazzasse qualcuno, tipo Piero Camilli che è un bastardo, un truffatore che ha fottuto ai nostri editori 250mila euro. Imparate a conoscere i nostri nemici. Piero Camilli è un nostro nemico e se possiamo ammazzarlo, e se qualcuno c’ha la possibilità di trovare qualcosa per ammazzarlo, portatemelo… Se ci troviamo in questa situazione grave è perché il signor Piero Camilli c’ha truffato 200mila euro”. E ancora: “Visto che lui si è comportato così, che poi fondamentalmente un bandito lo sono sempre stato ma mi sono sempre trattenuto, adesso gli vado a fare le pulci a Grosseto dove si comporta come un bandito. (Camilli è il patron del Grosseto Calcio e l’attuale presidente della Viterbese, ndr)”.

Per il giornalista, in particolare, Camilli, sindaco di Grotte di Castro e presidente del consiglio provinciale, gliel’aveva fatta grossa per aver espresso parere negativo alla realizzazione di un impianto a biomasse per lo smaltimento di ingenti quantitativi di fanghi nel suo Comune. E, questo, Camilli proprio non lo doveva fare al buon Gianlorenzo. (Buono perché, come l’altrettanto buon ingegnere di Bolsena, è un presunto innocente. Certo. E, come chiunque altro, ha quindi tutto il diritto di denunciare per diffamazione i colleghi che, a differenza dei metodi tutt’altro che giornalistici da lui adottati - almeno secondo quanto si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – si limitano a riportare la cronaca delle sue presunte malefatte).

L’udienza preliminare è prevista per il 30 giugno con inizio alle ore 9,30; a celebrarla sarà il giudice Federico Bona Galvagno. In quella sede, non è affatto escluso, che la Regione Lazio – ad oggi parte offesa - si costituisca parte civile per ottenere il risarcimento dei danni dall’ex assessora di Bolsena. Giusto martedì scorso, infatti, il consigliere regionale Antonello Aurigemma ha depositato un’interrogazione urgente al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti per sapere come intende procedere “circa la costituzione di parte civile in quei processi che vedono coinvolta la Regione come parte offesa”.

Sempre nell’interrogazione Aurigemma sottolinea come “purtroppo le cronache recenti hanno messo questo Ente al centro dell’attenzione non solo dando ai cittadini una immagine negativa, ma anche facendole patire dei danni economici. Ritengo fondamentale conoscere cosa si vuole fare in merito e quali provvedimenti assumere con le persone coinvolte”.





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