ANNO 14 n° 110
Centrale Montalto di Castro, l'Enel taglia il 50% del personale
21/05/2014 - 00:00

MONTALTO DI CASTRO – Un taglio del 50% del personale delle aziende private che lavorano nella centrale di Montalto di Castro è stato annunciato dall'Enel. E non è ancora tutto, l'azienda ha anche reso noto che una quarantina di suoi dipendenti saranno trasferiti entro luglio a Civitavecchia, nella centrale di Torre Valdaliga.

I licenziamenti o, nel migliore dei casi la cassa integrazione, per i lavoratori sono la diretta conseguenza della decisione dell'Enel, peraltro nell'aria da tempo, di ridurre notevolmente la produzione a Pian de' Gangani: dei quattro gruppi a vapore da 660 megawatt e degli otto gruppi turbogas da 139 megawatt, infatti, resteranno in esercizio solo un gruppo a vapore e due turbogas. Un abbattimento enorme che, secondo i sindacati, potrebbe fare da battistrada alla dismissione dell'intera centrale, la cui alimentazione policombustibile (metano e chissà cos'altro) richiede costi non più competitivi. E potrebbe essere il preludio alla richiesta della conversione a carbone ''pulito'' dell'impianto, come è già avvenuto nella vicina Civitavecchia. Se il presagio dei sindacati dovesse concretizzarsi, Montalto di Castro si troverebbe con due gigantesche carcasse: quella della centrale termonucleare, mai ultimata, e quella dell'Alessandro Volta.

Ieri mattina, non appena informati della decisione dell'Enel, i lavoratori in odor di licenziamento – o di cassa integrazione – hanno organizzato un presidio di protesta all'ingresso dell'impianto. Poi hanno chiesto un incontro al sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci, il quale si è impegnato a chiedere un vertice urgente ai dirigenti dell'Enel, nel tentativo di trovare una soluzione al dramma della disoccupazione che sta tornando a incombere sui lavoratori e le loro famiglie.

Che i giorni per l'impianto di Montalto di Castro, il più grande d'Europa nel suo genere, fossero alla sgoccioli lo si sapeva da tempo. Costruita dopo il referendum del 1987 che stoppò la costruzione, a poche centinaia di metri di distanza, dell'impianto nucleare, costato fino ad allora 7mila miliardi di vecchie lire, già nel 2009 la ''Alessandro Volta'', costata una cifra pressoché analoga, era ''accesa'' solo 3mila ore l'anno contro le 8.600 previste, perché l'energia prodotta aveva dei costi insostenibili. E sono almeno 5-6 anni che l'Enel sta cercando una via di fuga dall'ingombrante e costosissima struttura. E sembra che ora l'abbia trovata: una progressiva messa fuori produzione. Così Montalto di Castro si troverà con due gigantesche carcasse: quella dell'impianto nucleare mai completato e quella della centrale policombustibile, che è stata sì completata ma non ha mai prodotto a piena potenza. Due fallimenti in uno.

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