ANNO 14 n° 110
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Etruschi e Templari
nel sepolcro dei misteri
29/07/2014 - 00:00

TARQUINIA - Cappucci e litanie, croci e candele e orge. In un periodo storico in cui la religione era (anche) violenza e guerra, e in cui le antiche vestigia in decadenza venivano spesso utilizzate per riunioni e riti oscuri. Una buona dose di questi misteri si trovano anche a Tarquinia, in una tomba che da settembre sarà aperta al pubblico per la prima volta. E’ la tomba Bartoccini, di origine etrusca, che si trova nella necropoli tarquiniese di Monterozzi, e che attraversa quasi tre millenni di storia tra riti antichi e medievali: dagli Etruschi, che la costruirono intorno al sesto secolo avanti Cristo, ai Templari, che la utilizzarono a partire dal 1100 per i loro incontri segreti, fino a quel soprintendente dell’Etruria meridionale – Bartoccini appunto – che la scoprì e nel 1959.

E’ un sepolcro unico, noto finora soltanto agli studiosi per la sua pianta a croce, un rarissimo esempio di tomba-casa. I dipinti sono quelli classici della cultura etrusca e greco orientale, scene di banchetti. Nel 2004 il primo restauro. Ma è nel 2009, con la pulitura delle pareti, che vengono alla luce delle iscrizioni particolari, di epoca decisamente posteriore rispetto alla costruzione della tomba. Risalgono ai primi decenni del dodicesimo secolo, in pieno Medioevo: immagini e simboli della religione cristiane come la croce, il tau, il pesce ma anche la stella a cinque punte, la clava e la cornucopia. In più, una ventina di scritte in lingua volgare, incise probabilmente sull’argilla con dei rametti di legno.

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