ANNO 14 n° 110
Fioroni: ''Facilitare l'accesso al lavoro''
E sull'articolo 18 avanza una proposta ''più avanti'' di quella del premier Renzi
20/09/2014 - 01:31

VITERBO – ''Più avanti'' di quella del premier Matteo Renzi e ''distante anni luce'' da quella dell’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Questa, in sintesi, la posizione di Giuseppe Fioroni sul Jobs Act in generale e sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori in particolare, espressa ieri in apertura della due giorni ''Insieme verso il futuro – Le nuove sfide della società italiana'', in corso all’Hotel Salus Terme.

''Occorre affrontare il dibattito – ha detto Fioroni - partendo da come si entra e non da come si esce dal lavoro. La gente non si preoccupa se si toglie qualcosa a qualcuno, ma è angosciata per coloro ai quali è stata data solo la certezza di uno sfratto dal futuro. In primo luogo i giovani''.

Ad avviso di Fioroni, ''la riforma deve puntare ad assicurare che per i giovani un futuro ci sarà, anche se non con le tutele che hanno avuto i nonni o dei padri, ma con la dignità che deve contraddistinguere ogni lavoratore''.

Le parole di Fioroni sono state accolte dall’applauso della platea composta, tra gli altri, dai parlamentari dell'area ex Ppi. Una pattuglia di una quindicina di persone che vogliono essere leali al premier-segretario Matteo Renzi ma non senza rivendicare uno spazio di critica, di pungolo su temi chiave come scuola, lavoro, la bioetica. Un po' sulla scia di quanto accaduto con l'ingresso del Pd nel Pse, senza tuttavia mai perder di vista il 40,8% ottenuto alle Europee, del quale la componente cattolico-democratica rivendica una certa quota.

Ed è lo stesso Fioroni, che nei giorni scorsi aveva aperto al dialogo con una minoranza Pd di segno ben diverso, quella civatiana, a mettere le cose in chiaro. ''Io non partecipo a pranzi o cene'' ha premesso con chiaro riferimento all'incontro serale di Massimo D'Alema con alcuni esponenti Dem di qualche giorno fa, ''e penso che nel Pd si debba trovare il giusto mix tra dibattito e lealtà, più ancora che verso Renzi, verso un 41% di elettori che occorre stabilizzare, senza ricadere in quella sindrome di Penelope che ha segnato il passato''.

E' una sfida sui temi, insomma, quella lanciata dagli ex Ppi, gli unici, insieme ai civatiani, ad esser rimasti fuori dalla segreteria ''plurale'' con cui Renzi ha cercato di sigillare la pax interna. Anche se sul punto Fioroni la vede in maniera diversa, sostenendo che con Guerini vicesegretario e responsabile dell'organizzazione i ''popolari si sentono pienamente rappresentati''.

Nel frattempo, i Popolari si guardano attorno, fanno leva su una nuova generazione di quarantenni, da Simone Valiante al presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, cercando di proporsi come nuovo polo d'attrazione interno ai Dem e avanzando dei punti di possibile convergenza, come quello delle preferenze nella nuova legge elettorale o quello di un ddl che regolamenti quella fecondazione eterologa sulla quale ''il governo non ha messo la faccia''. Quel governo che ''se parla a tutto il mondo senza confrontarsi con i corpi intermedi, finisce per specchiarsi e parlare solo a se stesso'', è il warning lanciato a Renzi da Fioroni.

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