ANNO 14 n° 107
Giappone, 15enne finisce in carcere: ''Ha ucciso e decapitato un’amica''
29/07/2014 - 09:52

Sabato pomeriggio Matsuo ha detto ai genitori che stava andando a casa della sua compagna di scuola e li ha salutati. Alle sette di sera, poi, ha scritto loro un sms in cui annunciava che stava per tornare a casa. Ma i signori Aiwa l’hanno aspettata invano: un’ora dopo aver inviato quel messaggio la 15enne era morta. Assassinata da quella che considerava un’amica. Una morte terribile: prima colpita più di dieci volte alla testa con un oggetto contundente, poi strangolata. Ma quando la polizia è arrivata a casa della compagna, domenica mattina dopo la denuncia di scomparsa presentata dai genitori, si è trovata davanti una scena del delitto ancora più agghiacciante: il corpo di Matsuo era sul letto intriso di sangue, senza testa e senza la mano sinistra, tagliate via con un coltello da cucina. La 15enne è stata arrestata e ha confessato: «Ho fatto tutto da sola», ha detto agli inquirenti. Ma non ha ancora spiegato cosa l’abbia spinta a uccidere e mutilare la sua amica.

«Aveva degli alti e bassi emotivi»

L’assassina, il cui nome non è stato reso noto perché è minorenne, viveva da sola nell’appartamento di Sasebo, cittadina nella prefettura di Nagasaki. «È una ragazza molto intelligente ma con degli alti e bassi emotivi», hanno raccontato amici e conoscenti al Japan Times. «È un tipo sincero - ha detto un’altra compagna di classe - ultimamente però aveva mostrato fragilità e instabilità: spesso scoppiava a piangere nel bel mezzo di una discussione».

Il delitto di dieci anni fa nella scuola elementare

La città di Sasebo, stretta tra le montagne e il Mar Cinese Orientale, è sotto choc e rivive l’orrore di dieci anni fa quando il suo nome finì sulle pagine dei giornali per un altro omicidio fra giovanissime. Era il 1° giugno del 2004 e quella volta a uccidere fu una ragazzina di 11 anni: tagliò la gola alla compagna di classe Satomi Mitarai, 12 anni, con un coltellino multiuso. Il delitto avvenne durante la pausa pranzo in un’aula deserta della scuola elementare «Okubo» di Sasebo. La baby assassina era poi tornata in cortile con i vestiti coperti di sangue. Tempo dopo spiegò ai poliziotti che aveva ucciso l’amica per colpa di alcuni messaggi pubblicati su Internet in cui era stata presa in giro per il suo peso ed era stata chiamata «santarellina». Anche allora non fu divulgato il nome della ragazzina per proteggerla. La polizia la chiamava «Ragazza A» ma per il web fu da subito «Nevada-tan» (la ragazzina Nevada) perché in una foto di classe indossava una maglietta con quella scritta. L’immagine della bambina con la t-shirt dell’università americana insanguinata divenne anche un tormentone su Internet, con decine di manga e disegni dedicati a lei.

Mentre «Nevada-tan» veniva affidata a un riformatorio (dove è rimasta fino al 2008), le autorità scolastiche di Sasebo si diedero subito da fare per sensibilizzare gli studenti all’importanza del valore della vita. In quel periodo furono incrementate le attività didattiche con al centro la sacralità dell’essere umano. Ma adesso, a dieci anni di distanza, in tanti si chiedono se quegli sforzi siano serviti davvero. A iniziare dagli insegnanti. «Oggi mi sento triste e frustrato: abbiamo continuato a tenere alta l’attenzione sul valore della vita ma il messaggio non deve essere arrivato ai ragazzi», ha commentato sul Japan Times il preside del liceo dove andavano Matsuo e la sua amica, la 15enne che l’avrebbe assassinata e mutilata un sabato sera di luglio.

ansa.it






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