ANNO 14 n° 88
La procura chiama, Fiorito non risponde
03/11/2013 - 04:00

VITERBO – Rimane una sola possibilità a Franco Fiorito, ex consigliere regionale Pdl, per tentare di attenuare la sua posizione: presentarsi davanti al pubblico ministero Massimiliano Siddi e fornire i chiarimenti che il magistrato, titolare dell’inchiesta sulla falsificazione delle fatture relative alle spese sostenute da Francesco Battistoni, gli chiederà. Se non dovesse presentarsi, come ha già fatto nei giorni successivi alla condanna a 3 anni e 4 mesi che gli è stata inflitta dal tribunale di Roma per il saccheggio di oltre 3 milioni di euro dalle casse del gruppo Pdl alla Pisana, riceverebbe l’avviso di conclusione delle indagini con le accuse di calunnia e falso.

Il quadro per gli inquirenti viterbesi è infatti chiaro: la falsificazione delle fatture, finalizzato a screditare Battistoni, è maturata nell'ambito della guerra in atto nel Pdl laziale. Le opposte fazioni, i consiglieri ex An, tra i quali Fiorito, e quelli ex Forza Italia, tra cui Battistoni, erano impegnati in una dura guerra di trincea per il controllo del partito. Dopo il 24 luglio 2012, data in cui Fiorito, all’epoca capogruppo al consiglio regionale, fu sfiduciato e sostituito con Battistoni, le opposte fazioni scatenarono una furibonda battaglia campale, con l’uso di armi non convenzionali. Tra queste la falsificazione e la successiva diffusione alla stampa delle fatture relative alle spese effettuate dallo stesso Battistoni per la sua attività politica che, come ebbe a dire il procuratore capo di Viterbo, Alberto Pazienti, erano state ''palesemente e grossolanamente falsificate''. In pratica, gli importi delle fatture pagate con i fondi del gruppo Pdl, quasi tutte cene e attività di comunicazione, erano stati raddoppiati o triplicati. E qualcuna era completamente falsa.

Fiorito, durante i due interrogatori cui è stato già sottoposto a Viterbo, ha ammesso di essere stato lui a diffondere il cosiddetto dossier sulle spese di Battistoni, ma ha sempre negato di aver taroccato le fatture. Resta però il fatto che in tutte le copie del dossier consegnate ai giornali, tranne in una, gli importi erano gonfiati rispetto a quelli effettivamente pagati. 

Allo stato dell’arte, quindi, se Fiorito non dovesse presentarsi per la terza volta a Viterbo e, soprattutto, se non fornisse elementi in sua difesa, l’indagine verrebbe chiusa. Se, invece, indicasse piste da approfondire, il procedimento potrebbe subire un'altra proroga, dopo quella già chiesta e ottenuta nel maggio scorso. 

Nello stesso procedimento è coinvolto anche il giornalista viterbese Paolo Gianlorenzo, indagato per diffamazione a mezzo stampa a seguito della denuncia presentata da Battistoni dopo che aveva pubblicato su un sito internet copie delle fatture taroccate. Gianlorenzo ha sempre sostenuto di aver ricevuto le fatture da Fiorito e di averle pubblicate così come gli erano state consegnate.





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