ANNO 14 n° 109
Mosca accusa: Kiev viola gli accordi
22/04/2014 - 09:27

Se la crisi in Ucraina dovesse acuirsi gli Usa considereranno l’imposizione di sanzioni direttamente contro il presidente russo Vladimir Putin, una misura adottata in passato contro dittatori come Saddam Hussein e Muammar Gheddafi. Lo ha annunciato il portavoce del dipartimento di Stato, Jen Psaki, in un’intervista via Twitter con la radio Echo di Mosca. Risale dunque la tensione sull’Ucraina per lo stallo dell’accordo di Ginevra e le reciproche contestazioni tra la Russia e l’Occidente sulla sua mancata applicazione. Oggi Mosca ha accusato Kiev di «violare grossolanamente» l’intesa, poche ore prima dell’ arrivo nella capitale ucraina del vicepresidente Usa Joe Biden, che è atterrato lunedì sera in Ucraina e martedì incontrerà il presidente ad interim Oleksandr Turcinov e il premier Arseni Iatseniuk. «Le autorità di Kiev non stanno facendo nulla, neppure alzando un dito, per eliminare le cause di questa crisi profonda», ha denunciato il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov, accusando il governo ucraino di fare «passi in grossolana violazione degli accordi di Ginevra», in particolare della prima clausola, che invita a prevenire qualsiasi forma di violenza. Un concetto ribadito in serata in una telefonata al collega John Kerry, invitato ad agire sul governo ucraino per «evitare un conflitto sanguinoso» e attuare gli impegni presi a Ginevra. Kerry, ha fatto sapere il dipartimento di stato, gli ha rivolto un invito analogo: Mosca deve esortare pubblicamente i separatisti ad abbandonare gli edifici occupati.

La tregua violata

Lavrov parlando di violenze si riferisce alla misteriosa sparatoria di domenica ad un posto di blocco vicino a Sloviansk, nella regione ucraina orientale di Donetsk, dove sono morte da 3 a 5 persone, nel bel mezzo della tregua pasquale offerta da Kiev. Un episodio che «dimostra l’incapacità o la riluttanza delle autorità di Kiev a controllare gli estremisti», secondo Mosca. Lavrov ha puntato il dito anche contro il mantenimento delle tende del Maidan, la piazza principale di Kiev cuore della protesta filo occidentale: «Inaccettabile», ha ammonito. Lavrov ha ricordato inoltre che Mosca «sventerà ogni tentativo di scatenare una guerra civile nel sud-est dell’Ucraina». E ha avvisato gli Usa: «Prima di darci ultimatum, chiedendoci di rispettare le richieste in due o tre giorni con la minaccia di sanzioni, inviteremmo i partner americani ad assumersi pienamente la responsabilità di quelli che hanno portato al potere». Ma anche sul fronte filorusso la situazione è tutt’altro che calma: due giornalisti italiani e uno bielorusso sono stati temporaneamente arrestati lunedì sera dai ribelli filorussi a Slovyansk, nella parte orientale dell’Ucraina, occupata dalle forze pro-russe da oltre una settimana. E già domenica sera gli insorti filorussi avevano sequestrato una reporter e attivista di Maidan a Sloviansk, città della regione di Donetsk, nella russofona Ucraina orientale: si tratta di Irma Krat, di 29 anni, caporedattrice di Hidden Truth Tv e leader di un’unità di autodifesa femminile durante la rivolta di Maidan. Ora la giovane sarebbe detenuta assieme al giornalista 22enne Serghii Lefter, della fondazione «Open Dialogue». Krat, parlando nervosamente con alcuni suoi colleghi mentre era nel cortile del palazzo dove viene detenuta, ha affermato che vorrebbe «andare via da lì ma i politici dovrebbero raggiungere un accordo e trovare una via d’uscita pacifica». Dopo le sue dichiarazioni i miliziani hanno coperto il suo viso con un panno bianco e l’hanno trasferita di nuovo all’interno dell’edificio.

Intanto le mosse di Putin non aiutano a rasserenare gli animi. Il leader del Cremlino ha proposto una legge per trasformare la Crimea in una sorta di Las Vegas del Mar Nero; ha firmato un provvedimento per la riabilitazione dei tatari e di tutte le altre minoranze vittime della deportazione staliniana, anche se la tensione con la comunità musulmana locale resta; e (soprattutto) ha promulgato la legge che sveltisce l’iter per la cittadinanza russa per i madrelingua russi i cui ascendenti diretti vivono o abbiano vissuto in Russia o in un territorio che faceva parte dell’impero russo o dell’Urss. La legge appena promulgata stabilisce che ogni richiesta deve essere valutata entro tre mesi.In caso positivo, l’interessato deve rinunciare alla sua precedente cittadinanza ma può contare su alcuni programmi di prima accoglienza ed inserimento lavorativo. È previsto un test di lingua. Il provvedimento è stato pensato in particolare per sveltire le domande di cittadinanza degli abitanti della Crimea dopo l’annessione, ma potrebbe avere un effetto a cascata anche su tutti gli ex Paesi satelliti di Mosca.

 corriere.it






Facebook Twitter Rss