ANNO 14 n° 117
'Ndrangheta
Condannati i killer
arrestati a Canino
20/03/2014 - 02:01

VITERBO - Un ergastolo e 157 anni di carcere (il pm aveva chiesto 3 ergastoli e 187 anni di reclusione) sono stati inflitti dal giudice dell’udienza preliminare di Catanzaro Abigail Mellace, con il rito abbreviato, alle 16 persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Gringia”, che nell novembre 2012 fece luce sulla faida che opponeva la cosca dei Patania di Stefanaconi, nel Vibonese, ai clan di Piscopio, frazione di Vibo, ai Bartolotta, provocando 3 omicidi e 6 tentati omicidi.

Tra gli imputati c’erano anche i tre killer della ‘ndrangheta residenti a Canino. E proprio a uno di loro, Mauro Graziano Uras, 43 anni, è stata inflitta la pena più pesante: l’ergastolo. Ai suoi due complici che, come lui, si erano rifugiati a Canino, il macedone Vasvi Beluli, 32 anni, e lo jugoslavo Arben Ibrahimi, 30 anni, sono stati inflitti rispettivamente 14 anni e 9 anni e 4 mesi di reclusione.

Uras, d’origine sarda, fu arrestato a Canino, da dove partiva per compiere le spedizioni punitive che gli venivano ordinate dai Patania. Era stato lo stesso Uras ad “arruolare” come killer Beluli e Ibrahimi. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro li aveva accusati di omicidio, tentato omicidio e detenzione abusiva di armi, aggravati dalle modalità mafiose. Uras venne ammanettato dagli uomini della squadra mobile di Viterbo in collaborazione con i colleghi di Vibo Valentia, gli altri due, invece, dai carabinieri del comando provinciale di Viterbo e da quelli del capoluogo calabrese.

Nel blitz di Canino, scattato alle 4 del mattino, presero parte un centinaio tra poliziotti e carabinieri.

Uras e Beluli, in particolare, sono stati ritenuti i responsabili dell’omicidio di Francesco Scrugli, esponente di spicco della ‘ndrina di Piscopo. Fu freddato con cinque colpi di pistola nel marzo 2012. La vittima, circa un mese prima, era sfuggito a un altro attentato mentre si trovava vicino alla questura di Vibo Valentia, compiuto da Ibrahimi. Quest’ultimo era accusato anche dell’omicidio di Giuseppe Matina, avvenuto nel febbraio 2012 a Stefanaconi. Beluli aveva inoltre confessato di essere l’autore dell’omicidio di Davide Fortuna, 31 anni, ucciso a colpi di pistola sotto gli occhi della moglie, dei figli e della madre nel luglio 2012, sulla spiaggia di Vibo Valentia.






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