ANNO 14 n° 89
Punk Forever, Pasqua digitale
>>> di Massimiliano Capo <<<
21/04/2014 - 00:00

di Massimiliano Capo

Non so voi, cari venti lettori, ma io di questo tempo di merda comincio a non poterne più. E vada che non ci sono più le mezze stagioni; e vada che non fa mai troppo freddo;e vada che però piove come a Londra; e vada anche che due giorni di sole di seguito non li fa da una vita; e vada pure che le banalità sul meteo fanno rivoltare Heidegger nella tomba e io non vorrei mai disturbare il sommo filosofo, ma insomma io, per dirla con la poetessa Emma, voglio calore.

Ma proprio calore, dentro fuori e tutto intorno e possibilmente anche ogni giorno che Dio manda in terra.

E invece mi sveglio stamattina col vento che fischia tra le persiane e penso che siamo a Pasqua e che a memoria è più o meno sempre piovuto e anche se sento per casa gli odori della festa, i dolci nel forno, le pizze quasi pronte, il casatiello in bella mostra sulla stufa, io però non mi do pace.

E sto qui a pensare che mangiare la crostata con le nuvole grigie e gonfie di pioggia è come baciarsi senza lingua, come guardare un film erotico, come pensare al culo censurato di Claudia Koll quando esiste Jessica Rizzo.

Insomma è un po’ il vorrei ma non posso di tutte le cose della vita che ci piacciono ma che non ci vengono mai proprio come vorremmo per tutti i ‘si deve’ a cui più o meno consciamente sottostiamo in barba agli ‘io voglio’ che tanto bene faremmo ad affermare.

Ma devo venir fuori da questo loop e allora metto la giusta colonna sonora per darmi la carica. La scelta cade sul grande Alberto Camerini e sul suo pop elettronico.

Chi non ricorda Serenella e Rock and Roll Robot? Quasi nessuno immagino, ma io me lo ricordo perché gli anni ottanta sono i miei anni e anche i migliori di sempre, cosmici come nessun altro decennio di ogni eone presente e futuro.

E visto che il tempo cupo spinge a pensare, visto che il divano è lì e fa bella mostra della sua comodità, visto che il Conte di Montecristo è aperto e pronto per perdercisi dentro, a me torna in mente, appena mi ci sdraio sopra, che io mi sono accorto che esisteva la Pasquetta in tarda età e a pensarci ancora meglio che le mie Pasquette sono state due.

La prima, in una casa di campagna che non saprei mai ritrovare con amici cari e altre persone che non conoscevo bene e io sono timido e allora ero lì in disparte e non parlavo quasi con nessuno e avevo l’ansia di non essere fico il giusto e poi non c’era nessuna ragazzina dai capelli rossi e la mia era altrove perché nemmeno sapeva di esserlo e allora stava con chi voleva ma non con me e insomma io ero lì, triste e solitario che sembrava me la tirassi, e a un certo punto qualcuno tira fuori il Trivial Pursuit che è un gioco con le domande a cui rispondere e una specie di tabellone del gioco dell’oca e allora si creano le squadre e allora mi chiamano a giocare e io che odio tutti i giochi di società compreso risiko e monopoli perché sono lenti e poi la gente si gasa e vuole vincere e a me chi vuole vincere mi annoia e finiamola qui sennò vado lungo. Mettiamoci un punto e ricominciamo.

Insomma, mi chiamano a giocare e io mi siedo e ad un certo punto tocca a me e mi fanno una domanda e io indovino e allora tocca di nuovo a me e io indovino di nuovo e poi ancora e ancora e tipo per mezz’ora gioco solo io e tutti gli altri chi si alza a mangiare, chi va al bagno, chi limona con la ragazza e io lì piantato a rispondere a domande sceme col tipo che dava le carte annoiato anche lui finché dopo un po’ mi hanno chiesto di smettere di giocare perché così nessuno si divertiva e io sono tornato al mio posto, sconfitto pur avendo vinto, perché avere buona memoriaalla fine non serve a una mazza anzi sei antipatico e la fica non ti guarda e io da quel giorno non ho mai più giocato e ho capito che alle domande bisogna rispondere sempre in maniera sbagliata perché tanto non cambia nulla ma almeno si ha una vita sociale più intensa.

La seconda, in campagna, in un parco bellissimo con la mia ragazzina dai capelli rossi del tempo e altri amici e io non volevo andarci perché a me la campagna non piace e nemmeno camminare ma non posso sempre dire di no e allora vado e arriviamo in questo posto che immaginavo silenzioso e pieno solo di fiori e prati e il fiume con l’acqua pura e invece era pieno di gente sdraiata ovunque che mangiava i cannelloni e la carne fritta e che giocava a pallone e le ragazze che urlavano e le mamme anche e i bambini che correvano e insomma sembrava l’Ipercoop la sera della vigilia di Natale e io volevo scappare e invece comincio questa corsa ad ostacoli tra corpi sfatti e miasmi di ogni natura per arrivare al piccolo fiume che secondo la guida ci avrebbe condotto nel giardino dell’eden. Finalmente soli.

Arrivo al greto del fiume largo più o meno un metro e la mia ragazzina dai capelli rossi salta e arriva di là e zompettando allegra mi dice salta e io le dico lo faccio per ultimo e allora saltano gli altri e poi tocca a me e io me lo sentivo dentro come le profezie che si autoavverano che quel fiume non mi era amico forse perché lo avevo bestemmiato per tutto il viaggio dentro di me e allora prendo la rincorsa e scivolo su un sasso e ci finisco dentro e le Timberland mi si riempiono di acqua e il calzino di spugna anni novanta mi si bagna e il piede comincia a gelarsi perché a Pasquetta è freddo anche in Sicilia figuriamoci qui e allora inizio a bestemmiare il fiume la natura l’erba verde e anche la ragazzina dai capelli rossi responsabile di quel disastro e mi faccio dare le sue calze così ti impari tu e ‘sta cazzo di natura che io volevo stare a casa sul divano a leggere al caldo.

Morale della favola, anzi di tutte le favole, per noi che amiamo Leopardi, è che ogni festa, un po’ come la vita, è meglio prima quando la immagini ‘ché poi quando ci stai dentro son cazzi e non ti scialli mai a pensare che domani è un altro giorno e tu non sei Rossella O’Hara e allora, siccome solo un Dio può salvarci, devi pregare le tue energie cosmiche di combinarsi così magicamente come mai prima e sì che poi non ti muovi da casa e fai l’amore tutto il giorno e sticazzi delle gite fuori porta e del casino sulla via del ritorno.

Buon lunedì di Pasqua e godete più che potete.





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