ANNO 14 n° 89
Proust in cucina, Giallo come il sole, rosso come il ketchup
>>>>> di Massimiliano Capo <<<<<
01/09/2014 - 00:00

di Massimiliano Capo

Mi ricordo la radio accesa nello studio e la voce roca di Sandro Ciotti. Mi ricordo di Ameri, di Bortoluzzi e delle altre voci di Tutto il calcio minuto per minuto.

Mi ricordo una canzone di Claudio Baglioni con lo stesso titolo.

Mi ricordo che l’ho ascoltata per anni.

Mi ricordo del Cagliari di Gigi Riva e di Manlio Scopigno in panchina.

 

Mi ricordo che Scopigno lo chiamavano il filosofo perché diceva della parole strane con un accento difficile e la voce bassa e lo sguardo un po’triste e ragionava di calcio.

Io ero piccolo ed ero del Cagliari.

Mi ricordo che le partite si giocavano ad orari diversi a seconda delle stagioni.

Mi ricordo che tutte si giocavano insieme e di pomeriggio e che si potevano ascoltare solo alla radio.

Mi ricordo che per vedere i gol che avevo sentito raccontare per radio, bisognava aspettare Novantesimo minuto, condotto da Paolo Valenti.

 

Mi ricordo che mi piaceva ripensare a come il gol era stato descritto in radio e a quanto poco c’entrasse con le immagini. Mi ricordo che pensavo che alla radio le partite se le inventassero di sana pianta.

 

Mi ricordo che la sera della domenica, sul secondo canale della Rai, alle sette, si poteva guardare il secondo tempo di una partita scelta secondo misteriosi algoritmi che non combaciavano mai con i miei gusti.

 

Mi ricordo dello scudetto del Cagliari, ero a casa della nonna con la radio accesa, l’estate era vicina.

Mi ricordo di Mazzola, Sandro, il figlio di Valentino morto a Superga col grande Torino e il fratello di Ferruccio, con i suoi baffi spioventi, i capelli radi e le gambe magre.

Mi ricordo la pubblicità della Nutella con Mazzola e la sua famiglia su un prato verde che giocavano con i palloni bianchi e neri di cuoio pesantissimo degli anni 70.

 

Mi ricordo il Corriere dei Ragazzi e quando è diventato ilCorrierBoy e io che lo compravo per leggere i fumetti di avventura insieme a Topolino e ad Asterix.

Mi ricordo che sul CorrierBoy c’era la pubblicità della Nutella e che io me la mangiavo a merenda.

 

Mi ricordo che mi sono iscritto alla scuola calcio della Viterbese. Mi ricordo che era il 1976 e che mia madre mi accompagnò e mi lascio lì in compagnia di bambini e ragazzi sconosciuti che io sentivo più grandi di me e in possesso della conoscenza dei segreti della vita che io ignoravo del tutto.

 

Mi ricordo che pioveva sempre quando andavo a calcio e si giocava zuppi e si facevano gli esercizi e si tirava la palla e c’era chi ti diceva come mettere il piede e come colpire con la testa

senza farsi male e quali muscoli tendere.

 

Mi ricordo che correvamo intorno al campo, in gruppo, lentamente per riscaldarci. Mi ricordo che sotto la tuta avevo la maglia da calcio e sotto ancora la maglia di lana.

Mi ricordo gli osceni pantaloncini bianchi corti e larghi che coprivano le gambette troppo magre e bianchissime.

Mi ricordo gli spogliatoi in comune con i più grandi, i canti e le oscenità tipiche dei maschi in gruppo. Mi ricordo che non mi facevano ridere.

 

Mi ricordo cha calcio ho smesso di andarci.

Mi ricordo che ho fatto le foto con la maglia della mia squadra. Mi ricordo che avevo il pallone sotto il braccio. Mi ricordo che non ho mai corso davvero su un campo da calcio.

Mi ricordo che ero allo stadio il giorno che Di Bartolomei fece il suo esordio con la Roma.

Ero in curva nord, seduto sul marmo delle gradinate di allora, in testa i capelli fatti con la carta di giornale. Lo stadio Olimpico eraancora scoperto e i giocatori erano lontani in mezzo al verde, irriconoscibili.

 

Mi ricordo Prati e mi ricordo Ginulfi e mi ricordo l’intervista in cui Agostino si diceva felice del rigore segnato.

Mi ricordo che io la televisione a colori non ce l’avevo e che tutto quello che mi ricordo è in bianco e grigio.

 

Mi ricordo che poi un giorno mi è squillato il telefono e ho detto pronto ed era il Capitano e io gli ho detto ciao e poi mi sono messo in ginocchio con la cornetta in mano e stavo lì e non sapevo cosa dire che lui chissà che avrà pensato.

Mi ricordo che ieri è cominciato di nuovo il campionato.

Mi ricordo che è sempre forza Roma.

 

Mi ricordo che quando guardo le partite mi piace farlo col panino in mano anche se sono sul divano e invece penso di essere allo stadio e canto l’inno in piedi e con la sciarpa al collo e allora mi piace prepararmi la frittata o l’hamburger e metterci il ketchup fatto il casa che non è difficile e si fa così (la ricetta la rubo a Jamie Oliver).

 

Per 500 ml di salsa occorrono:

 

1 cipolla rossa, ½ finocchio, 1 gambo di sedano, 1 zenzero, 2 spicchi d’aglio, ½

peperoncino rosso, 1 mazzetto di basilico, 1 cucchiaio di semi di coriandolo, 2 chiodi di garofano, 1 cucchiaio di pepe nero, sale marino, 500 grammi di pomodorini ciliegia o pomodori sanmarzano, 500 grammi di pomodori pelati, 200 ml di aceto di vino rosso e 70 grammi di zucchero di canna semolato.

 

Mettete tutte le spezie e le erbe aromatiche in una pentola grande e dal fondo spesso, versateci una bella dose di olio di oliva e aggiungete lo zenzero, l’aglio, il peperoncino, i gambi di basilico, i semi di coriandolo e i chiodi di garofano. Condite con il pepe e una bella presa di sale.

Cuocete a fuoco dolce per 10-15 minuti finché le verdure non si saranno ammorbidite, quindi aggiungete tutti i pomodori e 350 ml di acqua fredda. Portate ad ebollizione e lasciate andare la salsa finché non si sarà ridotta della metà.

Aggiungete le foglie di basilico, poi frullate il tutto e filtratelo due volte.

Versate quindi in una pentola pulita e aggiungete l’aceto e lo zucchero. Rimettetela sul fuoco finche non acquisterà la consistenza del Ketchup.

Per la conservazione, sterilizzate un imbuto e trasferite il ketchup in una bottiglia sterilizzata e conservatelo al fresco.

Buona partita!

 

 





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