di Domenico Savino
CIVITA CASTELLANA – Una sensazione mai provata finora. E per questo è necessario tenere i piedi per terra, non farsi prendere dall’ansia da risultato, dalle vertigini. Perché la Flaminia è quinta in classifica, frutto di un convincente inizio di campionato. L’ultimo successo sul Trestina conferma la bontà di un gruppo e del lavoro di chi lo guida: insomma la validità di un progetto che non si basa su nomi o budget fuori mercato ma sul sacrificio, sulla voglia di imparare calcio. E poco importa che la domenica lo spettacolo sia per pochi intimi e che una giornata come quella vissuta due settimane fa con il Siena si possa vivere una volta l’anno.
La Flaminia Civita Castellana ha deciso di darsi una dimensione e di provare ogni anno a perseguirla, senza l’assillo del risultato ad ogni costo. E così giorno dopo giorno questa piccola realtà cresce ed è anche in grado di togliersi soddisfazioni: come le due vittorie esterne di fila o aver messo in difficoltà il Siena per mezz’ora o aver trovato la forza di rimontare lo svantaggio contro il Trestina.
Tutto questo lavoro deve avere delle basi forti, come quelle che è stato capace di piantare nel terreno Lillo Puccica, l’allenatore, il papà, l’uomo che ha costruito sul campo questa realtà: ''Ovviamente sono contento e felice per i nove punti e per la bella prestazione di domenica – dice -. Ma io ero contento ugualmente anche dopo la sconfitta con il Siena. Ero cosciente che avevamo fatto una buona prestazione. Per trentacinque minuti abbiamo fatto paura a una corazzata, li abbiamo messi in difficoltà. Poi abbiamo mollato di testa e ci siamo afflosciati. E ai ragazzi ho detto che bisognava ripartire da quel primo tempo, da quel risultato che seppur negativo poteva avere comunque risvolti positivi: una partita va letta nel suo sviluppo non nel risultato finale''.
Ora, però, piedi per terra e vietato distrarsi: ''Ho detto ai miei ragazzi di non pensare di essere campioni – spiega Puccica -. Nella condizione in cui siamo possiamo vincere e perdere con chiunque. E domenica ci attende il Bastia. Se sono ultimi ci sarà una ragione ma la partita va affrontata al massimo della concentrazione, come abbiamo fatto con il Gualdo o con la Pianese. E’ una questione di testa: se entriamo in campo con la mentalità giusta possiamo far bene''.
In questo scorcio di torneo si sono messi in evidenza diversi ragazzi che hanno imparato la lezione di Puccica e stanno mostrando prestazioni maiuscole: ''E’ facile dire Danilo Martinozzi, classe ’96. L’anno scorso giocava in Prima categoria a Fabrica di Roma. A me non interessa il passato. Io voglio vedere in un ragazzo la voglia di imparare calcio e sacrificarsi. Ma se devo fare un nome spendo due parole per Stefano Greco: secondo me farebbe il titolare in qualsiasi squadra di serie C: è un ragazzo davvero promettente. E’ umile e pensa calcio, si sacrifica e impara. Il suo esempio deve valere per tutta la squadra. E’ un modo per crescere e per diventare grandi in questo sport''.