ANNO 14 n° 88
Riparte il processo al dentista latitante
Questa mattina si procederà all'ascolto dei primi quindici testimoni
23/01/2013 - 04:00

VITERBO (fla.lud.) – Ripartirà questa mattina con l’ascolto dei primi 15 testimoni l’odissea processuale di Gianfranco Fiorita, il dentista latitante dal 2010 accusato di appropriazione indebita aggravata.

Nel corso dell’udienza del 19 luglio scorso, che era stata poi rinviata a oggi dal giudice Eugenio Turco perché per due delle parti offese non risultava provata la notifica del decreto di citazione, si erano costituite 49 parti civili su 79 parti offese tra clienti e soci di Fiorita che si dicono raggirati dal professionista viterbese e che vogliono continuare far luce su questa vicenda, sperando ancora in un risarcimento.

Il dentista dovrà rispondere, infatti, di una somma che ammonta esattamente a 659mila e 188 euro, ovvero i soldi che i suoi pazienti gli avrebbero versato prima di scomparire nel nulla. Secondo la Procura di Viterbo, Fiorita avrebbe anche abusato del rapporto di prestazione d’opera tra lui e i suoi pazienti oltre che della loro buona fede, approfittando di ''circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa’’.

Ma quando Fiorita ha fatto perdere le sue tracce a ottobre 2010 non è stato difficile capire che la sua fosse una fuga viste le denunce, circa una trentina, sporte nel giro di due settimane dai soci e dai clienti che avevano versato larghi anticipi al professionista. Lui da quel 14 ottobre non si è fatto più vivo a Viterbo e dal Sudamerica (non si sa ancora se dal Paraguay, dove in passato aveva comprato casa, o dalla Bolivia) ha negato le accuse e ha sempre scritto al suo legale Roberto Alabiso di essere stato costretto a fuggire per via di ripetute minacce. La Procura, però, ha aperto un’inchiesta per truffa e emesso un mandato di cattura internazionale.

Dalle indagini della squadra mobile di Viterbo coordinate da Fabio Zampaglione era emerso che Fiorita, tra l’altro, era già emigrato in Sudamerica nel 1994, avvertendo soltanto i genitori e la moglie, da cui poi si era separato. Si era trasferito in Paraguay per difficoltà economiche, debiti che poi pagò il padre. Risolti i problemi, dopo nove anni di assenza, nel 2003, era tornato a Viterbo, riprendendo in mano lo studio odontoiatrico che aveva lasciato in via Carlo Minciotti, che si trova al Pilastro. Quella fuga però, al contrario di quella ultima, non ebbe conseguenze penali.

Il processo civile a carico di Fiorita si è concluso lo scorso gennaio con il sequestro dei beni del dentista: due case, una a Viterbo e una in Calabria, e tutta l’attrezzatura dello studio odontoiatrico.

Quello penale, invece, è iniziato a luglio e riprenderà stamani con l’ascolto dei primi 15 testimoni. Di Fiorita, ovviamente, fino ad ora, neanche l’ombra in aula.





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