ANNO 14 n° 111
Ripresi gli scavi nella “Grotta delle nottole”
Al lavoro il dipartimento di scienze
dei beni culturali dell'Università
01/08/2014 - 16:37

VITERBO - Il Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali dell'Università delle Tuscia di Viterbo sotto la direzione scientifica del prof. Gian Maria Di Nocera ha ripreso gli scavi archeologici nella ''Grotta delle nottole'' a Cagli. Una delle località più suggestive del territorio del monte Nerone è certamente quello di Fondarca, un arco naturale che documenta con chiarezza il carsismo di quest’area. L'arco è il relitto di un’ampia cavità crollata diversi millenni fa e facente parte probabilmente di una rete intercomunicante di grotte naturali.

Lo scavo - già effettuato tra il 2001 e il 2005 dalla professoressa Mirella Cipolloni - si concluso pochi giorni fa e ha permesso di chiarire alcuni aspetti della occupazione della grotta. La temperatura costante interna di 14 gradi e un tasso di umidità dell’ 82%, caratteristiche di poco variabili nel tempo, devo aver costituito da sempre un deterrente per un uso abitativo della grotta. L’indagine stratigrafica ha chiaramente mostrato una frequentazione periodica della cavità che risale sicuramente all’età del Bronzo Medio e Recente che possiamo collocare cronologicamente tra il 1700 e il 1200 a.C.

Povera dal punto di vista strutturale, la grotta ha però restituito livelli costituiti da veri e propri focolari e numerose aree di fuoco con ceramica tipica dell’epoca. Non è facile stabilire la specifica funzione che deve aver avuto la grotta durante la tarda preistoria, tuttavia essa si inserisce tra quelle grotte che nell’età del Bronzo devono essere state utilizzate a scopo cultuale. La spiritualità di quest’epoca è legata ai luoghi di altura, alle sorgenti, alla presenza in genere di acque sotterranee, alle cavità nascoste. La “Grotta delle nottole” assume quindi importanza in relazione ad un fenomeno più ampio che vede coinvolte allo stesso modo gruppi di grotte cultuali contemporanee in ambito emiliano-romagnolo e marchigiano in particolare nella gola del Sentino. Lo scavo ha rivelato l’uso della grotta fino al III secolo d.C.

Le indagini sono state condotte, sotto la direzione del prof. Di Nocera, da studenti, neolaureati, dottorandi provenienti dall’Università della Tuscia e di Roma “La Sapienza”, essi hanno utilizzato questa importante esperienza come tirocinio formativo.

L’utilizzo di un “drone”, cioè di un esacottero telecomandato dotato di gps e macchina fotografica incorporata, ha permesso di realizzare foto dall’alto di grande dettaglio dell’area esterna alla grotta, mentre l’uso di un georadar per prospezioni geofisiche sulla zona di scavo ha fornito importanti informazioni sul deposito archeologico, sullo spessore e sulle dinamiche di formazione della stratificazione.

Infine i rilievi effettuati con la stazione totale, ma soprattutto con il laser-scanner di nuova generazione hanno fornito una dettagliata restituzione topografica della grotta con una visione tridimensionale della cavità. Durante la campagna di quest’anno è stato possibile, quindi, integrare sistemi tradizionali di ricerca, del tutto insostituibili, con l’applicazione delle nuove tecnologie. Il prossimo anno l’Università di Viterbo sarà impegnata nell’ampliamento dell’area di scavo, ma anche nell’approfondimento di contesti archeologici preistorici della zona per comprendere e quindi valorizzare una delle aree forse meno conosciute, ma certamente più promettenti, della tarda preistoria italiana.






Facebook Twitter Rss