ANNO 14 n° 117
Signori (Confartigianato): ''Democratizzare economia e informazione''
03/10/2014 - 18:27

VITERBO - Uno sguardo acuto sugli attuali contesti economici, sociali e politici mette in evidenza la necessità di un’attenta e puntuale riflessione su alcuni ambiti dell’organizzazione della vita associata, nonché sui meccanismi e sulle dinamiche che sono alla base della loro strutturazione. Prendere in esame tali ambiti richiede uno sforzo in direzione di quell’umiltà che consente di spogliarsi dei ridi e irrigiditi preconcetti che falsano la percezione del reale. È doveroso, in tal senso, fare un passo indietro, o in basso se si preferisce, per riuscire in tal modo ad avere una visione globale e il più possibile imparziale della realtà che si va ad esaminare.

Ascoltare piuttosto che parlare, è forse il primo principio che deve muoverci in questo esercizio e che ben ci viene dalla pratica esercitata in anni di vita associativa. Se, come siamo abituati a fare in Confartigianato, ci protendessimo verso l’altro da noi, sforzandoci di coglierne le istanze e le critiche, allora saremo in grado di rappresentarne al meglio le necessità e problematiche.

Indagando la nostra contemporaneità, è impossibile non prendere le mosse dal comparto politico che occupa in questo quadro un ruolo di primo piano, che non può e non deve esserle disconosciuto. La politica, però, non esaurisce in se stessa tutto l’arco delle questioni inerenti alla conduzione della vita sociale, come del resto non è possibile addebitarle tutti mali che affliggono la nostra società. Se quest’ultima affermazione è vera, ne deriva che non è ipotizzabile ricondurre esclusivamente all’azione politica la ricerca del superamento di tutti i mali. Tutto ciò è tanto più vero oggi in presenza di altri poteri, in particolar modo quello economico e quello dell’informazione, spesso tra loro saldamente connessi, che assumono una’importanza sempre maggiore nella costruzione delle varie forme di convivenza. Vi è piuttosto il rischio, non più ipotetico ma già parzialmente concretizzato, che tali poteri abbiano preso tanto ampiamente il sopravvento da trasformare la politica in una loro variabile dipendente, privandolo in tal modo di quella funzione di guida che assolutamente le è proprio per definizione, nel conseguimento del bene comune.

A ben vedere, dunque, il futuro della democrazia, quale principio cardine di una società che possa definirsi e riconoscersi civile, è prima di tutto legato alla democratizzazione del sistema economico e di quello dell’informazione: un processo che deve lottare contro la corruzione e la burocratizzazione strumentale che favorisce corruzione e clientelismo, per cui è sempre più valido l’odioso principio che vuole la legge interpretata per gli amici e applicata per tutti gli altri.






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