ANNO 14 n° 117
Signori (Confartigianato: ''Il lavoro come fondamento di dignità dell’impresa''
16/10/2014 - 20:03

VITERBO - Riceviamo e pubblichiamo.

''Che il lavoro sia fondamento della repubblica non è solo dettato costituzionale ma è nostra confermata convinzione all’abbrivio ormai avanzato del ventunesimo secolo. Non c’è, in effetti, dignità della persona se non viene attuato per essa il diritto e il dovere a un lavoro riconosciuto, remunerato e produttivo.

Non ha importanza rilevante, anzi è del tutto ininfluente ai fini delle relative politiche, che il lavoro della persona sia di carattere dipendente piuttosto che autonomo o imprenditoriale, che sia manuale o intellettuale o di altra forma. Ha importanza che sia produttivo, anche in termini sociali, ed eticamente onesto. In tal senso la mera rendita e l’attività speculativa non possono essere considerate lavoro e non sono pertanto fondamento della repubblica, né sono da noi in alcun modo riconosciute meritevoli di specifica tutela. Una tale logica motiva la proposta che condividiamo per una revisione urgente e radicale dell’istituto di collocamento, da trasformare in istituto dell’accompagnamento attivo nel lavoro. Si tratta anzi del primo dei servizi che lo Stato deve rendere al cittadino adulto, senza che se ne possa limitare la finalizzazione al mero incontro materiale tra offerta e domanda di lavoro presenti sul mercato, bensì assumendo attivamente, appunto, il dovere di concorrere in una politica del lavoro che assicuri la effettiva realizzazione del citato diritto e dovere.

Si tratta di una politica che esige non solo trasparenza e dedizione amministrativa ma anche disponibilità di risorse. In merito a queste ultime, non vi sono dubbi che possano e debbano essere procacciate anche attraverso un metodo coraggioso che ponga un limite ragionevole e sicuro all’eccesso immorale di disparità reddituali constatabili all’interno stesso delle singole imprese. In tal senso, bisogna lasciarsi ispirare da uno spirito olivettiano che persegua un’unica e comune linea di trattamenti lavoristi anche tra semplici lavoratori subordinati e dirigenze aziendali. Quanto all’errata logica del pareggio di bilancio, noi preferiamo parlare semplicemente di equilibrio di bilancio, intendendo lo stesso vincolante ma pur sempre sottoposto con intelligenza, affidabilità e saggezza, alle esigenze di sviluppo.

La valorizzazione del diritto e dovere al lavoro in nulla nuoce, anzi piuttosto la esalta, la necessaria centralità dell’impresa nel sistema economico e nelle sue dinamiche: dell’impresa quale soggetto naturale che organizza il lavoro stesso e le risorse occorrenti ai fini delle massime sinergie e del bene comune. L’impresa è in effetti soggetto imprescindibile per qualsiasi politica attiva del lavoro e il suo diritto a essere protetta nel suo naturale impulso di sviluppo è assolutamente irrinunciabile, soprattutto attraverso un effettivo snellimento della burocrazia relativa alle autorizzazioni e ai controlli, e attraverso un fisco semplice ed equo, a cominciare dalla concreta riduzione dell’attuale cuneo fiscale. Comunità di lavoro e di destino, l’impresa è soggetto intrinsecamente partecipativo e chiamato a concorrere in modo privilegiato alla costruzione di una diffusa ed avanzata economia sociale e civile di mercato ricca di vitalità e di corretta competitività. In tale logica, noi di Confartigianato siamo per una revisione coraggiosa delle attuali politiche assistenziali, al fine di assicurare loro altissima qualità e attenzione sociale ma, insieme, un campo realmente riservato alle sole fasce sociali non in grado di provvedere autonomamente alla propria cura economica e sociale. In nessun caso una politica assistenziale può supplire una politica attiva del lavoro. Siamo contrari pertanto alla cassa integrazione ed agli istituti similari, proponendo la loro immediata sostituzione con lavori produttivi e relativi regolari contratti di lavoro, a iniziativa pubblica nei settori ove il paese ne abbia effettivo bisogno, come del resto si manifesta quasi inesauribilmente in materia di lavori pubblici incompiuti, di custodia ambientale insufficiente, di tutoraggio professionale mai organicamente affrontato, di risorse idriche e in molti altri campi possibili di intervento''.

Stefano Signori

 






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