ANNO 14 n° 117
Signori: ''Le riforme, mezzo per una gestione evolutiva del Paese''
10/09/2014 - 17:08

Riceviamo e pubblichiamo una nota del presidente di Confartigianato Viterbo Stefano Signori

''Attorno al duplice orientamento della politica economica e della politica culturale si articola la più complessiva azione della politica generale, sapendo che non mancano al Paese, per questa strategia, risorse e strumenti sufficienti e anche abbondanti. Noi siamo infatti custodi, chiamati a esserlo attivamente e responsabilmente, di una nazione dall’immenso patrimonio, culturale e spirituale, ma anche materiale, che contiene al suo interno i capisaldi strumentali sui quali innestare la profonda innovatività di cui abbiamo bisogno. Tali principi cardine sono da rintracciare in quattro punti fondamentali. Prima tra tutti, la nostra Costituzione repubblicana, carta di principi e di valori da salvaguardare con fedeltà in tutta la sua prima parte e nella logica che ne ispira le parti successive, attentissimi alla possibilità di farne evolvere alcuni aspetti della tecnicità strumentale per adeguarli ai mutamenti di sessant’anni di storia recente.

A seguire, la ricchezza di un patrimonio di autonomie territoriali che non ha pari al mondo per radicamento valoriale e identitario e con esse il terreno più adatto per una sussidiarietà effettiva, istituzionale e sociale, nel Paese. Ancora, l’immenso e specifico patrimonio culturale e ambientale affidato all’Italia dalla storia e dalla Provvidenza, unico al mondo e in attesa di valorizzazione non soltanto civile e sociale ma anche economica. Altro caposaldo è una solidità tuttora diffusa dell’istituto familiare, nonostante i gravi elementi di compromissione generatisi in un trentennio di incertezze etiche e pedagogiche: solidità sulla quale è ancora ampiamente possibile innescare politiche di consolidamento emotivo, affettivo, culturale e morale delle nuove generazioni, attraverso una effettiva tutela contestuale, sinergica e solidale della vita che nasce, di quella che matura e di quella che declina, attraverso un sistema formativo integrato e ad accesso effettivamente universale.

Proprio per questo bene supremo della famiglia quale comunità umana di base, così concepita, dev’essere sviluppata una politica che esplicitamente ne sostenga e faciliti in modo integrato le funzioni solidaristiche e affettive con particolarissimo riguardo ai figli, il cui preminente interesse a una educazione emotiva, affettiva, valoriale e culturale, equilibrata, serena e responsabile, non può essere sacrificato da condizioni, fiscali, abitative, lavorative e scolastiche non dignitose, e neanche da istituti del diritto di famiglia che assumano come variabile indipendente la tutela di una presunta libertà assoluta e indiscutibile dei coniugi in quanto singoli rispetto al contesto familiare.

Infine, una capacità creativa, tanto nel campo dell’intrapresa economica quanto nel campo delle competenze e delle conoscenze, che tuttora viene fondatamente riconosciuta di assoluto primato mondiale. Capacità quest’a che si traduce nel complesso delle imprese artigiane, fulcro di un capitalismo familiare unico in Europa, che rappresenta una delle grandi risorse che hanno consentito al paese di non cedere del tutto alla crisi attuale nonostante la pericolosa debolezza di strutture e infrastrutture.

La società italiana non ha bisogno, in sintesi, di reinventare le basi di un suo sviluppo nuovo ed originale, ma piuttosto di riprendere vigorosamente nelle sue mani il patrimonio materiale e spirituale lasciato affievolire o appassire in trent’anni, ma ancora vitale, e restituirgli appunto vigore e creatività, come chi torni con determinazione e lungimiranza a coltivare una fertilissima campagna lasciata a lungo senza custodia e in balia delle stagioni. Una tale azione di forte ripresa non necessita, in se stessa, né di riformismo spinto come ideologia né di conservatorismo pregiudiziale come garanzia. Quanto alle riforme, né il riformismo né le riforme sono un fine: esse possono essere mezzo utile per quella che preferiamo chiamare “gestione evolutiva” del Paese, efficiente, trasparente e condivisa.

Quanto al conservatorismo, né la tradizione né la conservazione sono una garanzia: esse possono essere un riferimento per la più saggia misura del ritmo e dell’armonia attraverso cui lo sviluppo diminuisce i suoi costi e aumenta i suoi benefici per tutti. In tutto questo senso noi siamo semplicemente artigiani nel solco della migliore tradizione del buon governo''.

Il presidente di Confartigianato Viterbo Stefano Signori






Facebook Twitter Rss