ANNO 14 n° 110
Tre Artisti d’eccellenza della Tuscia alla conquista di Parigi (II)
Sesto Quatrini, Massimo Bonelli e Sergio Urbani, un vanto per il territorio
05/08/2014 - 11:16

VITERBO - Come già abbiamo anticipato qualche giorno fa, tre artisti d’eccellenza della Tuscia, sono in procinto di trasferirsi in Francia per alcune settimane,per conquistare artisticamente Parigi. Sesto Quatrini, precocissimo direttore d’orchestra, Massimo Bonelli, storico dell’arte e straordinario conoscitore d’Opera, e Sergio Urbani, strabiliante e sublime regista e autore teatrale. Tre “nostre” eccellenze per la prima volta insieme a formare un trio straordinario che guiderà e dirigerà in scena una raffinatissima e innovativa versione di uno dei capolavoro dell’opera Verdiana: “La Traviata”...che debutterà al ''Théàtre de l'Athénée'' di Parigi nel mese di settembre. In questo secondo articolo abbiamo l’onore di presentarvi l'apprezzatissimo e stimatissimo Massimo Bonelli.

Massimo Bonelli, viterbese doc, si diploma al Liceo Classico di Viterbo nel 1989. Si laurea in Lettere presso l'Università 'La Sapienza' di Roma con una tesi in 'Storia dell'Arte Medievale' nel 1994, e sempre alla 'Sapienza' si specializza in storia dell'Arte Medievale e Moderna nel 1998. Completa il percorso universitario nel 2004 con il Dottorato in 'Conservazione dei beni culturali e valorizzazione delle opere d'Arte' a Macerata con il Prof. De Vecchi. Dopo aver insegnato in diverse scuole di Viterbo, dal 2003 al 2011 insegna al Liceo Classico 'Mariano Buratti' con la cattedra in Latino e Greco. Dal Settembre 2012 diventa Dirigente Scolastico presso l'I.C. Colasanti di Civita Castellana. Dal 2007 al 2012 ha cantato come tenore nell'ensemble vocale Il Contrappunto diretta dal maestro Fabrizio Bastianini. Nel 2013 in occasione del bicentenario Verdiano 'Viva Verdi' organizzato dall'Istituto Colasanti di Civita Castellana, cura e tiene la conferenza sul significato de 'La Traviata'. Sempre con l'intento di sensibilizzare i giovani e il grande pubblico verso la Lirica, nel 2014, a Corchiano, cura gli ascolti guidati di 'Othello' di Verdi e di 'Tosca' di Puccini. Si è occupato di scultura e arte medievale in tutta la Tuscia, dalle chiese romaniche di Viterbo, alle cripte a sud dei Cimini, pubblicando su Soriano nel Cimino, Acquapendente, ed anche sulla sala regia, la sala del consiglio del Comune di Viterbo e gli affreschi di Villa Lante.

Prof. Bonelli, quando e come nasce la sua passione per l'opera?

Mia madre era una grande appassionata di lirica, ha fatto respirare a me e a mia sorella l'amore per la musica da quando eravamo molto piccoli. Poi, a 16 anni, mi regalarono un 33 giri (ohimè, cose dell'altro secolo) con alcune arie interpretate da Maria Callas....fu un colpo di fulmine. Da allora ho veramente avuto un feeling con l'opera che dura ancora oggi e in particolare amo conoscere le grandi voci, le loro qualità, le loro caratteristiche e compararne le interpretazioni dei grandi titoli del melodramma di tutti i tempi. Poi per cinque anni, dal 2007 al 2012 ho cantato come tenore nell'ensemble vocale Il Contrappunto diretta dal maestro Fabrizio Bastianini.

Prof. Bonelli, come ha preso la chiamata per 'La Traviata'?

Posso tranquillamente affermare che è stata la notizia più inaspettata dal punto di vista lavorativo che abbia mai avuto. Nel novembre 2012 ho ideato per il mio istituto di Civita Castellana una serie di conferenze musicali su Verdi in occasione del bicentenario. Io ho tenuto una di queste su Traviata, mentre Sesto Quatrini (che ho conosciuto in quell'occasione) ha parlato del valore del teatro verdiano in generale. Ci siamo tenuti in contatto, con grande stima reciproca. Poi, alla metà di aprile...il terremoto!! Mi telefona Sesto da Parigi, dicendo che stava stringendo il contratto per una Traviata da realizzare a settembre e aveva indicato il mio nome come regista...sono rimasto senza fiato, perché non mi sono mai occupato di regia teatrale...ma ho sconsideratamente detto di si perché ho colto al volo l'occasione di poter realizzare una MIA Traviata.

Prof. Bonelli potrebbe spiegarci l'importanza de 'La Traviata' di Verdi...e non solo per la produzione verdiana?

Traviata è l'opera più rivoluzionaria del teatro ottocentesco, dal punto di vista del messaggio di critica sociale e anche da quello del linguaggio musicale. Verdi, nel culmine della sua maturità artistica, porta in scena nel 1851 Rigoletto, dove il protagonista è un portatore di handicap, un buffone di corte emarginato e reietto, a cui Verdi regala sentimenti di una intensità riservata (fino ad allora) solo a personaggi nobili, eroici e regali. Con Traviata, la protagonista è una prostituta del demi-monde parigino contemporaneo, che riesce a innamorarsi di un giovane disinteressato, ma che deve rinunciare a lui a causa delle convenzioni sociali del perbenismo borghese. Il messaggio era dirompente. La censura impose di rappresentarla nel Settecento, per evitare che fosse un'accusa ancora più diretta all'ipocrita morale vittoriana. La prima fu un fiasco, ma poi Verdi impose ai cantanti un lavoro molto meticoloso sull'interpretazione e sulla 'parola scenica' e da quel momento Traviata ha conquistato stabilmente il primato delle rappresentazioni in tutti i teatri del mondo.

Prof. Bonelli che regia ha in mente per quest'opera così universalmente conosciuta e rappresentata?

La regia che ho in mente è estremamente rispettosa del libretto, dell'ambientazione e dello spirito dell'opera. Non amo le trasposizioni che decontestualizzano le opere: Traviata non si può capire se non in quel contesto sociale e storico, l'ambientazione belle epoque della Scala dello scorso anno è a mio avviso scorretta. Violetta è un personaggio della metà dell'Ottocento...nella nostra società una parabola come quella sarebbe assurda, la nostra idea di status sociale è lontana anni luce da quella del 1852. D'altra parte, però, opere come Rigoletto e Traviata sono universali perché ci spingono a riflettere sull'assurdità e l'ingiustizia dell'emarginazione dei diversi. la mia lettura, quindi, sarà molto aderente al dettato verdiano, andando a scavare (come l'autore prescrive) nella psicologia dei personaggi. Ho scelto di avere in scena in tutti gli atti uno specchio, perché è la metafora concreta del doppio, della scissione tra la Violetta cortigiana e la Violetta innamorata che è alla base di tutta l'opera.

Prof. Bonelli potrebbe descriverci il suo gruppo di lavoro?

Mi sono accostato con molta umiltà a questa impresa. Se, infatti, mi sento di conoscere molto bene il melodramma (e quello verdiano in particolare) ho dovuto imparare tantissimo dal punto di vista 'tecnico'. Per questo motivo è stato fondamentale il lavoro fianco a fianco con Sergio Urbani, che mi ha aperto il mondo delle luci, dei costumi, ma anche della regia tecnicamente intesa come studio delle posizioni, dei movimenti. Il nostro lavoro in sinergia è stato (ed è ancora) meraviglioso: io l'ho introdotto al mondo del canto, dell'opera e delle convenzioni che in esso regnano, e lui mi ha svelato le procedure per tradurre concretamente (e con efficacia) le mie interpretazioni... Altrettanto proficuo il lavoro con Sesto Quatrini e Manon Bautian, con cui mi sono confrontato e mi confronto tutt'ora, trovando sempre una rispondenza totale e un'armonia di intenti che rendono questo lavoro veramente esaltante! Un team di giovani (in cui io sono il più 'anziano'), pieno di entusiasmo e di energia...una grande esperienza, di cui devo ringraziare tutti gli altri protagonisti dell'avventura in corso

Un ringraziamento speciale al Prof. Massimo Bonelli per la disponibilità, la gentilezza e la grande professionalità e un immenso in bocca al lupo per il debutto parigino da tutta la redazione di Viterbo News 24. Prossimo appuntamento con Sergio Urbani.






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