ANNO 14 n° 116
Viaggio al centro di Subway
Duemila metri quadri di roba: cinema, musica, mostre. E presto un ristorante
17/02/2014 - 14:43

A Bilbao hanno il Guggenheim. A Berlino la Cupola del Reichstag. A Dubai La Vela. A Londra la Slough bus station. A Viterbo abbiamo i bagni del Subway. Che (utilizzo a parte) rientrano di diritto nella categoria “monumenti d’arte moderna”. Dato pienamente sottoscritto dall’afflusso e dalla curiosità suscitati ieri l’altro, quando appunto il Subway ha aperto per la prima volta i cancelli al pubblico. Tutti alla toilette. Uomini dentro quello delle donne e signorine infiltrate nel reparto senior. Accalcati, in fila indiana, a mirar sul fronte gentlemen i temi di Manara dietro una parete trasparente (magari serve come fonte d’ispirazione), nello spazio ladies i mosaici color crema e l’area trucco.

D’altronde si sa, i dettagli fanno la differenza. E la nuova (non) discoteca viterbese non ha lasciato nulla al caso. A partire dal parcheggio, quello dell’Okay center. Enorme e centralissimo. Si molla la macchina (se si è sfaticati, sennò con due passi ci si arriva) e ci si infila sottoterra attraverso la scala mobile che nell’86 venne utilizzata da Christian De Sica per scegliere le mutande (quelle famose, che mettono in primo piano il ‘pacco’) della pellicola cult Grandi Magazzini. Manca Heather Parisi (e per fortuna), ma le pareti sono zeppe di manifesti. Cinema. Musica. Mostre. Pare di entrare in una vera bocca europea stile metropolitana. Caotica ma confortante. Disordinata ma pregna di storie. E alla base (cinque metri sotto l’asfalto, per dirla alla Moccia) si apre un mondo. Duemila metri quadri di roba.

È tutto tecnologico. Pure il (primo) bancone del bar. Dietro le signorine addette al dosaggio di cocktail da ombrellino si trova una vera cascata. Non un’infiltrazione del piano di sopra, sia chiaro. Bensì un’opera concettuale. Rilassante. Che volendo mette pure sete. Su un lato divanetti da privée (o privè, o da pomicio). In pelle. Accoglienti. Sull’altro vetrate immense e di dentro una radio. Che funziona. Registra. Fa girare in rete le serate. Parcheggiata vicino ad un’ala neutrale, nella quale si gireranno video, documentari, clip, e altre cose da cinepresa.

Che uno pensa: può bastare. Ma anche no (direbbe Veltroni). Perché un paio di pareti volendo spariscono elettronicamente come le acque del mar Rosso al passaggio di Mosé. Altra pista. Altra postazione dj. Altro scolatoio (stavolta stile country). E ancora un palco, ottimo per i concerti live. Nonché il sogno del tabagista modello, la smoking area. Alla quale si accede senza uscire in camicetta all’aperto (ché d’inverno fa meno venti).

Questo è il Subway. Almeno al debutto. Perché in pentola bolle tanto ancora. In cantiere c’è un’ulteriore entrata. Un ristorante (si parte a maggio). E una quintalata di attività collaterali. La metropolitana della città papale è a disposizione del cittadino. Fruibile a tutti. Basta portare un’idea concreta ai titolari e si avranno a disposizione le chiavi del contenitore culturale. Gratuitamente. Così in una Viterbo senza spazi nel 2014 il problema sarà solo quello di riempirli.

Buon viaggio. E fate il biglietto






Facebook Twitter Rss